Project Description
Mostra personale “evoluzione”
Orto Botanico dell’Università di Palermo 2010
La mostra personale “evoluzione” dell’artista Cristina Cocco in esposizione all’Orto Botanico dell’Università di Palermo.
L’evoluzione in ogni istante
«Dai un ordine, / se credi / all’erba alta che balla / d’estate
sopra i cigli. / Trova un senso / rifammi il disegno / del volo
delle rondini / sui prati appena falciati. / Metti in pila / la
spuma delle nuvole / l’acacia allucinata / i cavalloni bianchi».
Le immagini dipinte da Morale semplice di Katia Sebastiani svelano, implicitamente, il «procedimento indivisibile» che, secondo il Lucrezio di Paul Valéry, governa con fermezza il moto caotico dell’esistenza.
Cristina Cocco, a sua volta, ricerca la poesia nascosta nel fluire naturale della vita nella morte, presupposto essenziale alla rinascita. Sull’evoluzione ciclica che coinvolge ogni organismo nel paradosso apparente tra due concezioni opposte, ma non inconciliabili del Tempo, l’artista concentra lo sguardo e percepisce con esaltazione lo slancio vitale oltre il deperimento e il suo eterno perpetuarsi. Il continuo prodursi delle medesime condizioni di nascita e morte nella successione senza fine degli istanti non crea il drammatico vuoto di senso, che accomuna poeti e artisti in assenza di una prospettiva escatologica, ma conduce al riconoscimento di un ordine, misterioso e palese nel contempo, dall’infinita potenza metamorfica. Assurgono a emblema di tale condizione le ninfee Victoria cruziana e Euriale ferox, peculiari per la forma “a culla” e le stupefacenti dimensioni, ma soprattutto per l’esemplare capacità di rigenerarsi dalla materia stessa della loro decomposizione. L’incontro fatale avviene nell’Orto Botanico di Padova, fondato nel 1545 in qualità di Horto medicinale e sin dall’origine al centro di un intenso scambio di conoscenze. In questo luogo Cristina Cocco intraprende la sua recherche, che continua da dieci anni senza pause né ripensamenti. Le gigantesche ninfee e il loro risorgere sono, nei suoi studi e dipinti, simbolo della posizione esistenziale che le creature – inclusi l’uomo e la donna – occupano armonicamente nello sviluppo universale. L’occhio dell’artista diviene, pertanto, diaframma che, nell’atto di concentrarsi sul particolare, tuttavia non oblitera la visione d’insieme, ma anzi intende coglierne l’andamento nel dettaglio. Un atteggiamento che si concretizza nel passaggio dai primi Filtri a Evoluzione, ciclo di dieci tele – due dittici e due trittici – presentate per la prima volta nel 2008 presso l’Orto botanico di Padova e, quindi, riproposte a Palermo: un omaggio itinerante a sedi del sapere lasciateci in eredità nei secoli, che l’attuale situazione globale trasforma in recinti consacrati alla conservazione della memoria biologica. La disposizione dei teleri, consequenziale e ad anello, ribadisce l’intero assunto, riassumendo nella sua perfetta struttura il dogma di una prosecuzione della vita per la vita. Alla matita nera, declinata ora in movenze di matrice gestuale ora in minuti e ossessivi riempimenti grafici, segue il ricorso all’olio, piegato alle nuove esigenze tramite l’invenzione di un’elaborata ed efficace tecnica di sfocatura del colore. L’attenta scelta dei procedimenti per la trasposizione ottimale degli stati di ri-nascita, crescita, declino e morte riflette l’accuratezza ugualmente riposta dall’artista nella concezione ed esecuzione di ciascuna opera: un viaggio nella sostanza ove trovare, «a poca profondità» e grazie all’osservazione, quella stessa potenza che, sempre secondo il Lucrezio del Dialogo dell’Albero, «produce del pari tutta la vita».
Chiara Costa